Fotografia commerciale , ultimo atto

2000 Inizio di una nuova era uni balzo non ancora quantico ma sufficiente per non essere certi come sarà la sponda dove stai atterrando.

Fotografia, il suo silenzio urla un linguaggio universale, come scienza recente sembra un veggente in grado di ricordare ogni cosa del passato e prevedere il futuro. L’inizio del secolo ha ereditato la fotografia così, analogica,  come era stata inventata, ma mostrava già i sintomi di una rivoluzione imminente, con l’inizio del digitale. 

Nei primi 5 anni del nuovo secolo la digitalizzazione travolge il mondo professionale a pieno titolo alzando il livello qualitativo. Ma quello che cambia tutto è la gestione ben più laboriosa del file digitale. I Fotografi, eternamente sedotti  del loro splendido lavoro, si caricano della gestione del file perchè vedono e sanno che la fotografia sarà determinata per il 70% dalla cosiddetta post-produzione, se ne prendono carico e da innamorati, e non lo mettono a reddito. Clamoroso errore! La riduzione del profitto blocca lo sviluppo dell’intero comparto. Solo un piccolo esempio. Prima del 2000 una macchina fotografica  professionale costava 20 milioni di lire (al cambio reale poi avvenuto per speculazione diciamo 20.000€) e durava …beh, una delle mie che amavo usare era del 1930, vendere l’usto recuperava sempre il 60% del costo, ma dire che la potevi usare 30 anni era poco, dopo il 2000, per la stessa qualità in digitale costava 60.000€, durata 2 anni, l’usato da regalare. Vero che oggi con una digitale professionale siamo calati a un valore di 30.000 e che poi se dobbiamo calcolare la qualità necessaria oggi è decisamente inferiore e possiamo scendere a 5.000 se non al cellulare, ma la vita massima di una macchina resta sempre 2 anni. Hasselblad oggi non vende quasi più ai professionisti, non se la possono più permettere, vende a fotoamatori abbienti che, se anche la usano poco non hanno certo l’attenzione di liberarsene, così ai fotografi non arriva nemmeno un buon usato:(

Riprendo le mie distrazioni dalla storia, 2005, il file digitale fa scoppiare le banche immagini e si rende disponibile un fotografia a basso prezzo, pochi euro, salta la catena di lavoro, modella, truccatrice, stilista, art buyer, scenografi, allestitori. I fotografi vengono sostituiti nell’immagine con linguaggio indistinto delle 2€ del file della banca immagine. Inizia il giro “virtuoso”, poche lire e molti file, la catena di routine degli studi è spezzata e tutto il personale della catena salta (in questo la fotografia è veggente, per prima taglia tutto il personale) resta  in piedi solo la fotografia come linguaggio specifico, in questo modo rimane in piedi solo il lavoro eccellente, ma la perdita di routine non da più possibilità di formazione ad un settore nato nella fucina del grande 900′, resta solo l’alta formazione scolastica, ancora un po disorientata, ma in fondo ogni storia comincia così, dall’intuizione poi destinata a diventare scienza, persone che come me hanno una grande preparazione professionale finiscono per occupare (provvisoriamente e senza sufficiente qualifica) cattedre universitarie in attesa che nuove generazioni le possano occuparle a pieno titolo.

Ma non va poi nemmeno così. L’automazione continua a viaggiare veloce sbatte tutti davanti al computer, i social trasformano l’immagine in prodotto di consumo alimentare, “Spam”, scatolette che scadono a breve, si consuma subito. La componente artistica che rende longeve le immagini, si può risparmiare. Ormai la qualità non conta molto, la quantità è quello che conta e la deescalation  dell’eccellenza, sempre piu rarefatta, non esaurisce il suo passo. Ho sempre pensato che se avessi avuto le possibilità economiche sarei diventato un collezionista d’arte, ma sarei andato a scovare i capolavori da collezionare nella pubblicita, dove l’immagine ha un compito specifico e imprescindibile, comunicare, colloquiare, essere. Per il committente, certo, qualche volta in attrito, più spesso committente illuminato, magari solo perché sa vedere lontano. In fondo è vero che l’umanità deve la sua crescita ad una manciata di uomini geniali.

André Schmid nel suo atelier di Losanna. Lastra al collodio, 1861 (Musée historique de Lausanne)

 

Foto mia con banco ottico

Fotografia

Questo sono io mentre scatto una foto di precisione con un banco ottico, (1998), curiosità:

l’enorme distanza obbiettivo/piano del dorso (pellicola)

chiedeva anche l’inversione dell’obbiettivo, gli obbiettivi normali sono progettati per prendere l’immagine del grande per pretoria in scala 

più piccola alla pellicola, per fare di un normale un macro basta invertire l’obbiettivo.

 

Foto donna con bambino

Nemmeno la cattiva riproduzione fatta con il mio cellulare abbatte il fascino di queste tonalità che accarezzano con dolcezza queste figure.

Questa foto l’ho acquistata ad un mercatino, è un b/n a contatto (carta fotografica a contatto con la pellicola e poi sviluppata) tecnica che mantiene 

I passaggi tonali inimitabili da qualsiasi software contemporaneo. Al di là dell’aspetto tecnico, una foto così si ottiene solo dalla lentezza della ripresa che concede la “meditazione” delle forme e delle luci, oggi non sono i mille scatti e le ore di post-produzioni che possono essere in grado di raggiungere risultati simili, anche perdendo una giornata….e vi mostro solo una comune foto dell’epoca!!! Guardatela con attenzione con un tempo che vi permetta di contemplare se ne avete la possibilità.

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